Lourdes, l’abbraccio di Maria

lourdes

“Io sono l’Immacolata Concezione” con queste parole la piccola Bernadette di soli 12 anni, quasi del tutto analfabeta, si presentò alla porta del parroco l’abate Peyramale di una piccola e quasi insignificante cittadina ai piedi dei Pirenei il 25 marzo del 1858: Lourdes.

Immaginatevi lo stupore del parroco a quelle parole dette da Bernadette, chi gliele ha dette? come fa una ragazzina che neppure sapeva scrivere ad aver  pronunciato una verità teologica così profonda, un dogma di fede che solo il Papa 4 anni prima aveva dichiarato? Oggi diremmo internet, la stampa, la televisione, i mass –media. Ma a quel tempo non c’era neppure il telefono, scoperto solo nel 1871. Ma allora a Bernadette chi aveva rivelato ciò se non la diretta interessata e cioè Maria? Ma chi è “Quella là” che chiede penitenza, penitenza, penitenza?  E perché chiede processioni? e perché dice ai preti di costruirle una cappella? Quante domande si poneva il povero abate…

Ma allora alla grotta di Massabielle quel giorno dell’ 11 febbraio del 1858 veramente la Madre di Dio è scesa sulla terra?  Si, era tutto vero, quel giorno si sono aperte le porte del cielo e Maria è scesa sulla terra, scegliendo un’ignorante analfabeta per compiere la sua missione!!

E’ da poco passato l’illuminismo e il periodo della restaurazione è ai suoi albori. In tutta Europa e in particolar modo in Francia si erano creati dei moti rivoluzionari e si stavano affermando le nuove idee di libertà e nazionalità. In questo periodo sorsero Il liberismo e il socialismo, l’autoritarismo e il liberalismo, il nazionalismo e il radicalismo, tutti movimenti che nulla avevano a che fare con la fede religiosa. Quell’inverno per Lourdes fu particolarmente difficile: carestia, disoccupazione, epidemie avevano fatto le loro vittime. Anche la famiglia di Bernadette, i Soubirous, da mugnai benestanti si ritrovarono ben presto a dover dormire in una ex prigione (Cachot), dico ex prigione, perché era talmente malsana l’aria di questo luogo che il carcere con i detenuti era stato spostato altrove.

Sono passati ormai oltre 150 anni da quel giorno e di cose a Lourdes ne sono cambiate molte. Si sono costruiti alberghi, (oggi è  dopo Parigi è la città di Francia con il più alto numero di alloggi), negozi, ecc…

Ma lo spirito che si respira a Lourdes è sempre lo stesso.

Quando si arriva, dalla strada principale non sono visibili né la Grotta, né le basiliche perché si trovano ad un livello stradale più basso. Ma quando si varca il cancello principale eccole finalmente: la basilica del Rosario, la più bassa, sovrastata dalla basilica superiore e a sua volta sovrastata dalla cripta. Dall’alto due rampe scendono fino al piazzale principale e con un abbraccio accolgono tutti i pellegrini. A me piace pensare che siano le braccia di Maria stessa che ti stringono in un abbraccio materno.abbraccio

Quando sei a Lourdes all’interno del recinto, non pensi più a nulla.

Sei solo tu con la tua Mamma celeste, che è sempre pronta a raccogliere le tue richieste, le tue tristezze, le tue povertà, le tue infermità. Lei è li che ti aspetta alla Grotta e come solo una madre sa fare ti ascolta, ti conforta e teneramente ti abbraccia con quella tenerezza che ha solo una madre ha.

I malati, parte importante di questo luogo sono le persone predilette da Maria e quando vedi bambini, giovani, vecchi in carrozzella o in lettiga, anche se sei consapevole che per molti di loro Lourdes rappresenta “l’ultima spiaggia” non sei sovrastato dalla pietà perché nei loro sguardi vedi il miracolo della pace e della serenità.

Una volta, parlando con un santo sacerdote, gli dissi che stavo per partire per Lourdes e dato che si trovava molto malato, gli annunciai che avrei pregato per lui. Ma egli di rimando mi disse che pregassi non per lui ma perché riuscissi a capire la sua sofferenza. E’ vero a Lourdes ti si apre il cuore e comprendi che la sofferenza di questi malati è a riscatto anche dei miei peccati.

La giornata del pellegrino, inizia con la S. Messa alla Grotta la mattina presto, quindi c’è tempo per bagnarsi alle piscine(che sono poi delle vasche in pietra) dove scorre l’acqua della fonte che la Vergine fece scavare a S. Bernadette, poi  la via Crucis con statue di bronzo, a seguire la processione del Santissimo e la benedizione degli ammalati e a sera la processione con le fiaccole. La giornata molto spesso si chiude con un ultimo rosario recitato sulle rive del Gave, il fiume che lambisce la S. Grotta.

Generalmente un pellegrinaggio dura circa 4-5 giorni, ma quando si parte per il viaggio di ritorno, facendo l’ultimo saluto alla Madonna, la felicità che porti dentro ti segue tutto l’anno.

Fatima, la luce sul mondo.

13 maggio del 1917. Era la domenica precedente l’Ascensione e tre piccoli pastori di 10, 9 e 7 anni dopo aver partecipato alla S. Messa, andarono a pascolare il gregge in una radura chiamata “Cova de Iria”. Era una grande radura di terra disconnessa con qualche piccolo leccio. Fu su uno di quei lecci che, dopo un lampo improvvmadonna fatimaiso, apparve una signora rivestita di luce. I ragazzi ne ebbero timore ma la bella signora disse: “non abbiate paura, sono del cielo”.

A Fatima, tutto iniziò così.

A Lucia, Giacinta e Francesco la Vergine apparve ogni 13 del mese da Maggio ad Ottobre, chiedendo ai ragazzini penitenza per i “poveri peccatori” e lasciando loro tre segreti.

Oggi Fatima conta circa 12 mila anime ed è un paesino ubicato nel comune di Ourem nel cuore del Portogallo. Non esistono nè ferrovia né tantomeno un aeroporto. Vi starete chiedendo come si arriva in questa piccola oasi sperduta della valle portoghese. Ebbene, la cittadina dista solo 120 kilometri da Lisbona percorribili tramite pullman di linea. Il percorso, a differenza di quello che porta a Medjugorje, è lineare. Appena usciti dall’autostrada, ci accolgono loro Lucia, Giacinta e Francesco che, come delle guide, ci indicano il cammino.

Ed ecco Fatima!

Si apre subito davanti ai nostri occhi la Cova de Iria: quello che al tempo delle apparizioni era una pietraia disconnessa, oggi è una grande piazza in cui svetta nella parte alta la Basilica. A sinistra del piazzale la Cappellina delle Apparizioni: una minuscola cappella avvolta in una struttura di vetro che racchiude la statua della Vergine.

Certamente oggi Fatima si presenta al pellegrino in una veste ben diversa da come era al tempo dei pastorelli: moderni alberghi e negozi, che in maniera molto discreta, fanno da contrappunto alla spianata di Cova de Iria.Ma se qualcuno volesse rendersi conto di come fosse la zona al tempo delle apparizioni, è sufficiente percorrere il sentiero che si sviluppa dalla Rotonda Sud verso Valinos, Cabeco e Aljustrel, e perdersi tra i terreni incolti, i lecci e l’eucalipto che qua cresce rigoglioso. È qui che il pellegrino può percorrere la Via Crucis e ritrovare sé stesso.

Su Fatima sono stati scritti fiumi di inchiostro e sui segreti che la Vergine ha rivelato ai tre pastorelli si sono spese parole all’infinito; in special modo sul famoso terzo segreto.

E allora perché andare a Fatima?

Perchè è il luogo in cui si possono chiedere delle grazie, in cui il pellegrino rafforza la fede e si immerge in quella profonda e personale preghiera che solo il credente può comprende.

Ma soprattutto, perché Fatima è il luogo in cui il pellegrino si ferma e dice “Grazie”.

Medjugorje…terra di pace o di sassi?

La guerra dei Balcani era appena terminata quando mi venne chiesto di organizzare un medjpellegrinaggio a Medjugorje, con un po’ di timore, per la logistica del viaggio e per quello che avrei trovato arrivato là, decisi di viaggiare in nave da Ancona a Spalato imbarcando il bus che poi ci avrebbe portato attraverso i monti a destinazione.
La traversata, di notte, in comode cabine, quella per l’accompagnatore, la migliore ovviamente, direttamente posizionata sopra i motori, mi vide insonne e trepidante, ansia? Paura? Viaggio verso l’ignoto? No, i motori a tratti asmatici, a tratti martellanti sconquassavano la cabina facendo cigolare i mobili e impedendo il sonno….ma alla mattina ecco Spalato….bella, vacanziera con le palme (che fanno sempre croisette..), nobildonna con il palazzo (di Diocleziano…293 D.C.), imponente e, dietro nelle viuzze tutto il resto di un’architettura che racconta dei popoli che via via hanno dominato l’Adriatico…ma la nostra meta era Medgiugorje…
Si fa dogana e poi via per strade di montagna, piccoli paesi con le case mitragliate (Io sono nato negli anni ’50, non le avevo mai viste….) il filo bianco e rosso a delimitare i campi, ma non erano i soliti lavori stradali interminabili all’italiana…erano le “recinzioni” dei campi minati…piccole chiese aperte come carciofi da qualche bomba, minareti mozzati…. Ma più sconvolgenti di tutto… i volti delle persone, ancora attoniti, sopravvissuti a una guerra assurda, osservavano questi dell’occidente che dopo aver combattuto in qualche modo nella loro guerra, adesso si fiondavano a frotte con i bus, i preti e i rosari per andare dove? Verso un paese neppure segnato sulle carte stradali, chissà cosa pensavano di noi…
In questo contesto, curva dopo curva, sasso dopo sasso ecco Medjugorje. Dovete sapere che in bosniaco il termine “Medjugorje” significa “paese tra i monti”, e una volta lì capii subito il perché i suoi abitanti la chiamavano così: montagne, montagne ovunque.
La prima cosa che mi saltò all’occhio dopo l’ultima curva fu la chiesa di San Giacomo o Santuario della Regina della Pace. Una chiesa troppo grande per il numero di abitanti, ma troppo piccola per la quantità di pellegrini che da ogni parte della terra accorrono in questo luogo alla ricerca della pace. E tutt’intorno? Beh, a parte qualche casa e qualche pensione tutto ciò che si notava era la distesa enorme di sassi. Sassi, sassi, solo sassi.
Ma cominciamo il nostro viaggio, partiamo dal Podboro o collina delle apparizioni. All’apparenza è un’enorme pietraia la cui salita è resa difficile dalle pietre lisce ed instabili; qua e là, lungo la salita, notiamo delle formelle di bronzo raffiguranti i misteri del rosario. Sulla cima la statua di marmo della Vergine Maria indica il punto in cui i 6 veggenti vedevano regolarmente la Madonna. Poco sotto, dall’altro versante del monte, troviamo una croce blu anch’essa simbolo delle apparizioni.
Per finire il Krizevac, sulla cui sommità nel 1933 venne posizionata una croce per ricordare i 1900 anni dalla crocifissione. Lungo il percorso sono state posizionate le stazioni della via crucis.

Questa è Medjugorje, come potete immaginare è un paesino modesto. Ma quello che colpisce il pellegrino, dopo quell’ultima ed estenuante curva, è la grande fede e la pace che sprigiona questa cittadina. Qui un fedele cura lo spirito, il cuore ritrova Dio e l’uomo ritrova la sua dimensione e il suo valore nel mondo. Qui, la presenza di Maria si sente ed palpabile in ogni cosa.
A Medjugorje vai se sei chiamato e quando torni a casa non vedi l’ora di poterci tornare.