LA CHIESETTA SUL LAGO

 

 

 

Dal titolo, sembrerebbe quasi un romanzo rosa, uno di quei racconti dove si parla di amore e, in effetti, oggi è proprio di amore che vorrei parlarvi. In particolare di un lago, di una chiesetta, dell’Amore e della pace che lì si respirano.

Per arrivarci, si scende dalle colline di Nazareth verso il lago di Tiberiade o mare di Genezareth o mar di Galilea, dove si attraversa un tratto di montagna. A circa metà strada tra le rocce, un cartello indica “meno duecento metri sotto il livello del mare”. È strano, direte voi, come possiamo essere in montagna e allo stesso tempo sotto il livello del mare? È incredibile, ma siamo sul lago di Tiberiade.

Questo lago di acqua salata, (da qui l’appellativo di Mare) occupa una depressione creatasi sulla crosta terreste. Davanti a noi, dalla parte opposta le alture del Golan ed oltre ancora la Siria. Costeggiamo con il pullman lo specchio d’acqua fino a raggiungere un parcheggio non molto grande, e da lì ci inoltriamo in un lussureggiante giardino coltivato con piante ad alto fusto ma, ahimè, la mia scarsa conoscenza in botanica, mi porta a riconoscere solo alcune delle innumerevoli specie che vi sono piantate: l’eucalipto, una magnolia, dei pini.

Sulla destra, dei gazebo al cui interno sono state collocati degli altari realizzati con delle vecchie macine di mulino. Ma ecco in fondo alla discesa il lago e prima ancora sulla sinistra una piccola chiesetta.

La costruzione è in pietra viva.

Si entra e un altare è posto sopra una roccia che spicca dal pavimento. Su questa roccia un cartello con una scritta in latino “Mensa Christi”. In questa chiesetta, detta anche del Primato di Pietro, si ricorda il brano narrato nel Vangelo di Giovanni, in cui Gesù come un fantasma dopo la resurrezione, camminando sulle acque apparve ai discepoli e dove dopo aver mangiato con loro del pesce, cotto sopra una roccia, chiese a Pietro a più riprese: “Pietro mi ami tu?”. E Pietro ha la risposta pronta, quasi stizzita: “Signore tu lo sai che ti amo…”

Non c’è nessun avallo scientifico che il luogo fosse veramente questo, ma certamente lo spirito che aleggia porta a credere e a ripensare alla nostra fede nell’amore di Cristo. Gesù ci parla, ci consola, condivide con noi le gioie e le nostre paure, mangia con noi, rimane in mezzo a noi e anche a noi, anche a me chiede “ma tu mi ami come io amo te?” E a quel punto ti rimane solo una cosa da fare: rispondere in piena e convinta sincerità e chiedere perdono per tutte quelle volte che lo abbiamo tradito, offeso, rinnegato.

Le lacrime iniziano a rigarmi il volto e sento il Suo perdono.

Se qualcuno mi chiedesse quale luogo della Terra Santa mi ha colpito maggiormente, non avrei alcun dubbio: la Chiesa del Primato.

 

 

CANA L’AMORE…..DIVINO

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Oggi vorrei parlarvi di un piccolo borgo situato a soli sette chilometri da Nazareth: Cana di Galilea.

Lasciato il pullman sulla via principale, una stretta stradina lastricata, leggermente in salita con pietre ormai rese lisce dal passaggio dei numerosi pellegrini che nei secoli le hanno calpestate, si arriva al Santuario dove si ricorda il Miracolo delle Nozze di Cana. Due file di case basse costeggiano la strada, interrotte ogni tanto da qualche negozio di souvenir. Alcuni uomini sono seduti fuori dai locali a conversare tra loro; sono mussulmani, li riconosco dalle lunghe tuniche  e dal tipico copricapo. Non sono più tanto giovani, la barba bianca e le profonde rughe del viso segnano il tempo trascorso.

Poco più avanti un altro uomo ( ma le donne dove sono ? ) sgrana tra le dita il Tasbeek, una specie di rosario mussulmano, di color ambra.

Ma ecco il Santuario del Miracolo delle Nozze di Cana. È una chiesa molto semplice: la facciata è caratterizzata da due campanili non molto alti, uno a destra e uno a sinistra, che sembrano vigilare sui pellegrini che si avvicinano, in alto campeggia la croce di Gerusalemme e lo stemma dei francescani, e in basso un breve porticato ci introduce all’ingresso.

Entriamo e subito il raccoglimento, il silenzio, la semplicità e la grandezza del luogo abbracciano il pellegrino. In fondo, sull’altare maggiore ci sono sei anfore in cotto, tre a destra e tre a sinistra del Tabernacolo. Da una porta, alcuni gradini portano in una cripta dove gli archeologi hanno  trovato delle giare in pietra. Queste “giare” , ricavate da blocchi di pietra potevano contenere fino a 500 litri di acqua e servivano per le abluzioni dei giudei. Tutto in quel luogo riporta alla descrizione del miracolo che Gesù compì quel giorno e che viene narrato nei Vangeli.

A Cana normalmente le coppie rinnovano le promesse matrimoniali ed è qui che ho capito il significato delle parole che pronunciai il giorno del mio matrimonio: come Gesù, Maria e i discepoli sono stati invitati alle nozze a Cana, anche nel nostro matrimonio cristiano, Essi sono stati invitati e li abbiamo resi partecipi della festa e della nostra gioia. E se, durante la vita matrimoniale, dovesse mancare il “vino”, beh state pur certi che Maria, sempre attenta alle necessità dei suoi figli, lo farà presente a Gesù il quale provvederà al problema come fece quel giorno a Cana.

In questo luogo tutto parla di alleanza, fedeltà, in una parola….. di  amore

È tempo di riprendere il cammino, ma prima sostiamo nel negozio di fronte alla chiesa per assaggiare il vino resinato, tipico del luogo.

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